La storia
Bodhai Dharma e le origini
Non è noto chi abbia inventato e sviluppato il Karate e neppure dove si sia originato ed evoluto. Questo dal momento che non esiste nulla di scritto sulla sua storia primitiva e pertanto tutte le notizie oggi conosciute possono essere dedotte solo da antiche leggende che tendono ad essere fantasiose e probabilmente imprecise.
Tuttavia si ritiene dai più che l’arte del Karate-do possa esser fatta risalire sino al sesto secolo d.C. in Cina. Poco si conosce sulle vere origini ma la storia più attendibile è quella che si riferisce al leggendario personaggio Bodhai Dharma. Costui fu il fondatore del buddismo Zen nato in India e nel 520 d.C. si trasferì in Cina nel monastero di Chau-Lin-Seu (Shorinyi in giapponese, in seguito meglio conosciuto come Shaolin) e molto tempo dopo in quello di Tsou-Jyo. I suoi insegnamenti e la sua disciplina erano talmente duri e severi che gli allievi del monastero dopo poco tempo cominciarono a disertare le pratiche religiose. Bodhai Dharma concepì allora un’educazione fisica da accoppiarsi alla disciplina religiosa. Dopo non molto tempo i bonzi di Shaolin diventarono famosi per la vigoria dei loro pugni e per la loro capacità di autodifesa contro i banditi. L’arte della lotta da essi sviluppata si diffuse così in tutta la Cina come alternativa al combattimento con l’uso delle armi e i precetti così codificati ebbero molta popolarità.
Okinawa e la nascita del Karate
Il maggior apporto allo sviluppo e perfezionamento del Karate si ebbe nella provincia di Okinawa, un’isola situata nel Sud Ovest del Giappone. Tra questa isola – appartenente all’arcipelago delle isole Ryukyu che si trova a sud del Giappone – e la Cina, infatti, erano frequentissimi gli scambi e l’arte che si apprendeva nel monastero Shaolin fu introdotta nel Giappone soprattutto ad opera degli intellettuali. Ma si dovette attendere fino al XV secolo per assistere ad una maggiore conoscenza del combattimento senza armi.
All’epoca infatti le isole Ryukyu erano divise in tre regni in contesa tra di loro: Chuzan, Nanzan e Hokuzan. Fu il monarca di Chuzan, Sho Hashi (anche conosciuto come Shopasi), il quale, una volta riuscito ad unificare i tre regni, emise un ordine che proibiva a tutti gli abitanti delle Ryukyu di possedere armi. Allo stesso tempo stabilì nella città di Shuri un governo centralizzato che durò per i successivi due secoli.
Tuttavia nell’anno 1609 il re della dinastia in carica si trovò obbligato ad equipaggiare un esercito allo scopo di respingere un’invasione delle isole che era stata intrapresa da Shimazu, daimyo di Satsuma (ora prefettura di Kagoshima). Dopo aspri combattimenti Shimazu ebbe la meglio e pubblicò nuovamente l’editto che bandiva le armi. Fu proprio a seguito di quest’ultimo che gli abitanti di Okinawa cominciarono segretamente a praticare una forma di autodifesa in cui le sole armi erano mani e gambe. Questa arte derivò probabilmente dal kempo (boxe) cinese appreso quasi certamente in virtù dei fiorenti scambi commerciali allora esistenti tra Okinawa e la Cina.
Dal kempo si può certamente dire che, all’epoca, si sviluppò un’arte nota all’inizio come “okinawate”. Durante gli anni della proibizione delle armi Satsuma inviava periodicamente ispettori per assicurarsi che il bando fosse rispettato ed è per questo che l’arte veniva praticata in clandestinità. L’osservanza del bando fu mantenuta sino ai primi anni dell’epoca Meiji (1870 circa). Allo scopo di tramandare l’arte rispettando il bando, gli esperti che la praticavano ne incorporarono i movimenti nelle danze folkloristiche locali, allo scopo di confondere ulteriormente le autorità.
Il nome Kara-Te è composto dai due vocaboli kara e te. Se la traduzione di “te” è semplicemente “mano”, più complessa è quella di “kara” in quanto questa parola può essere scritta in giapponese con due ideogrammi differenti. Uno significa “vuoto”, l’altro significa “cinese”. È probabile che all’inizio l’arte del Karate fosse intesa come “mano cinese” ma in seguito alla sua diffusione (quindi dopo il 1920) “kara” fu considerato più propriamente come “vuoto” ad indicare l’assenza di armi nelle mani di chi la praticava.
Le scuole del Karate
La vecchia arte dei bonzi divenne quindi una specialità degli abitanti di Okinawa e fu studiata principalmente nelle città di Naha, Shuri e Tomari, dando origine alle tre scuole denominate Naha-Te, Shuri-Te e Tomari-Te. In realtà le tre scuole non erano legate tanto alle città quanto piuttosto alle differenti classi sociali. Naha era la capitale, sede di artigiani e commercianti; Shuri era il castello dei nobili e dei guerrieri che praticavano le arti marziali come professione; Tomari era il porto principale, dove i marinai portavano le novità dall’estero (soprattutto dalla Cina).
Il Naha-Te è stato sviluppato principalmente da Kanryo Higaonna (1852-1917) sulla base dell’arte cinese del combattimento della scuola del sud, chiamata Rokkishu, che aveva appreso in un soggiorno di ben quindici anni in Cina. Il suo allievo principale, Chojun Miyagi, fonderà in seguito lo stile Goju-Ryu (“la via morbido-dura”) derivandolo in larga parte dal Naha-Te.
Lo Shuri-Te invece è stato sviluppato essenzialmente da Sokon “Bushi” Matsumura (1809-1899) sulla base dell’arte cinese del combattimento della scuola del nord il quale è alla base anche del Tomari-Te. L’innovazione di Matsumura sta nel fatto di aver introdotto un metodo sistematico di trasmissione di questa arte e di aver apportato una integrazione di diversi elementi quali la tradizione del Te degli abitanti di Okinawa (denominato appunto Okinawa-Te), la tradizione della spada Jigen-Ryu e l’arte cinese del combattimento. L’importanza di Matsumura sta inoltre nel fatto di aver formato molti allievi ed alcuni di essi, a loro volta divenuti maestri, si sono prodigati nella diffusione ed evoluzione del Karate. Tra i più importanti maestri allievi di Matsumura ricordiamo Anko Asato, Kentsu Yabu, Chomo Kiyan e Yasutsune “Anko” Itosu.
Proprio Anko Itosu (1831-1915) ha avuto il grande merito di aver organizzato in maniera moderna e sistematica le tecniche di insegnamento, distinguendo i kata per l’insegnamento (i Pinyan) da quelli superiori e strutturandone via via molti altri. Possiamo inoltre affermare che il rinnovamento apportato da Itosu al Karate era mirato ad un concetto educativo, riducendone molto l’aspetto combattivo.
Il Tomari-Te, infine, è molto più prossimo allo Shuri-Te che non al Naha-Te ed il maestro Seisho Aragaki nè è stato certamente il più importante esponente.
Più trasversalmente si colloca invece lo stile Wado-Ryu (“via della pace”), fondato nel 1934 ad opera del maestro Hironori Ohtsuka (1892-1981) il quale fu uno dei primi allievi di Funakoshi.
Gichin Funakoshi e la diffusione del Karate
Senza dubbio il promotore del Karate moderno è Gichin Funakoshi (1868-1957). Egli studiò quest’arte sotto la direzione del maestro Yasutsune Azato, uno tra i più grandi maestri, allievo a sua volta di un altro grande maestro che era Anko Itosu. Quando Funakoshi giunse a Tokyo verso la fine del 1921, il Karate era praticamente sconosciuto fuori dalla prefettura di Okinawa.
Lo scopo del viaggio era una dimostrazione di antiche arti marziali giapponesi, sotto invito del ministro dell’educazione, presso la scuola Normale Superiore Femminile, situata ad Ochanomizu, Tokyo. Dato che le persone a cui il Karate doveva essere presentato ne sapevano poco o niente, Funakoshi pensò che ci fosse bisogno di qualcosa che fosse di effetto. Il Karate a quel tempo era considerato una tecnica di combattimento ma allo stesso tempo era ritenuto un qualche cosa di segreto e misterioso. Ciò che Funakoshi fece fu quello di fotografare varie posizioni, kata, movimenti di mani e di piedi, ordinando le foto su tre lunghi rotoli.
Il grande successo portò Funakoshi ad organizzare altri incontri e manifestazioni in Giappone dove incontrò le persone che lo aiutarono a diffondere il Karate al di fuori di Okinawa. Nel 1936 finalmente fu aperta la prima palestra e al dojo fu dato nome Shotokan in onore di “Shoto” che era lo pseudonimo con cui Funakoshi firmava le sue poesie. Shotokan fu chiamato anche lo stile con cui venne diffuso il Karate praticato dagli allievi di Funakoshi. Dopo la guerra ed il grande impegno per la ricostruzione, sorsero le prime divisioni interne a seguito dell’idea di una sorta di commercializzazione del Karate da parte di alcuni maestri.
Numerosi sviluppi nello Shotokan e l’introduzione di nuove tecniche di gamba (tra cui, ad esempio, il mawashi geri) vanno attribuiti a Yoshitaka “Gigo” Funakoshi, terzo figlio di Gichin morto prematuramente nel 1945 all’età di 39 anni. Funakoshi morì nel 1957.
Kenwa Mabuni e lo Shito-Ryu
Kenwa Mabuni nasce il 14 novembre 1889 nella città di Shuri da una antica famiglia di funzionari del re di Okinawa. Da bambino Mabuni è di salute molto fragile e cerca il mezzo per diventare forte. Viene iniziato al Karate all’età di circa 10 anni da un domestico di casa di nome Matayoshi. A tredici anni Mabuni fu presentato da uno dei suoi amici al celebre maestro Anko Itosu, che vive anch’egli a Shuri, diventando suo allievo e restandogli fedele per tutta la vita. Persevera nel suo allenamento sotto la direzione di Itosu senza mai mancare un solo giorno.
Nel 1902 entra al liceo dipartimentale di Okinawa dove il Karate non è ancora insegnato. Nel 1905 in seguito a delle rivoluzioni locali deve cambiare scuola ed entra a far parte della scuola navale. Termina i suoi studi dopo tre anni, quando ne ha diciannove, e comincia a lavorare come insegnante a tempo determinato alla scuola elementare della città di Naha. In questo periodo stringe amicizia con Chojun Miyagi il quale lo presenta al proprio maestro Kanryo Higaonna: la raccomandazione di Miyagi gli fornisce la preziosa occasione di studiare il Naha-te.
Dopo due anni deve ripartire per il militare e al suo ritorno nel 1912 entra, su consiglio di Miyagi, alla scuola di polizia di Okinawa. Nel 1914 diventa ispettore di polizia dove resterà per una decina di anni. Il lavoro di poliziotto facilita i suoi spostamenti nell’isola di Okinawa e gli consente di incontrare molti maestri. Mabuni può così raccogliere numerosi kata, studiando inoltre le arti classiche di Okinawa chiamate “Ryukyu kobujutsu”. Apprende il bo-jutsu, l’arte del bastone, dal Maestro Aragaki e dal Maestro Soeshi, così come il sai-jutsu, l’arte del sai, dal Maestro Towada.
Successivamente alla morte dei due grandi maestri Itosu e Higaonna, Mabuni decide nel 1938 di chiamare la sua scuola “shito” dai nomi dei suoi due maestri. Infatti in giapponese Itosu si scrive 糸州 dove 糸 si può anche leggere “shi”. Allo stesso modo Higaonna si scrive 東恩納 (Higashionna), dove 東 si può anche leggere “to”. Così la combinazione dei primi ideogrammi dei nomi dei due maestri forma la parola 糸東流 cioè “shito-ryu” che significa appunto la scuola di Itosu e Higaonna.
Mabuni muore prematuramente il 23 maggio del 1952. Dopo la sua morte verrà adottato come simbolo dello Shito Ryu il logo della famiglia Mabuni. Esso stilizza due persone che si trovano all’interno di un cerchio che simboleggia l’armonia: le due persone si trovano insieme a cooperare per portare la pace nel mondo.
Allo scopo di promuovere il Karate, Mabuni invia i suoi due migliori allievi in aree strategiche del Giappone. Nello specifico, al nord il maestro Manzo Iwata (1924 – 1993) che fonda la scuola Shito Kai, e al centro, nella provincia di Hyogo, il maestro Muneaki Ibo che fonda la scuola Kakushinkan nella città di Akashi. Quest’ultima diventa ben presto una delle più fiorenti scuole di Shito-Ryu con decine di importanti sedi dislocate in altrettante città come Himeji, Kakogawa, Osaka, Suma Kobe, Miki, Awaji, Kobe ed infine Roma.
Proprio Roma è la prima città in Italia in cui arriva lo Shito-Ryu grazie al Maestro Renzo Turchi. Questi, durante gli anni settanta, pratica con successo il Karate conseguendo il terzo dan nello stile Goju-Ryu. Durante il suo percorso alla ricerca della “via” (intesa come purezza dello stile nel pieno rispetto della tradizione) conosce nel 1980, tramite un suo allievo, il Maestro Ibo rimanendone affascinato. Il percorso di aggiornamento tecnico porta il Maestro Turchi ad una stretta collaborazione con il Maestro Ibo, recandosi per questo ogni anno presso il dojo centrale della Kakushinkan ad Akashi. Nello stesso tempo viene data particolare attenzione alla promozione dello Shito-Ryu tramite una attività sportiva ormai più che trentennale e l’organizzazione di stage tecnici in Italia ed in Europa.
Nel 1995 muore il maestro Ibo e la scuola Kakushinkan subisce una spaccatura interna che porta alla formazione, da parte del Maestro Michio Fujimura (uno tra i migliori allievi di Ibo), della scuola Shin Ryu Kai: quest’ultimo continua una stretta collaborazione con la Kakushinkan di Roma partecipando agli stage tecnici che si susseguono ogni anno.
Nel gennaio 2009 avviene purtroppo la prematura scomparsa del Maestro Renzo Turchi.